Gli anni '30
C'eravamo lasciati agli
anni '20. Oggi continueremo il nostro tour storico nella moda alla
scoperta del decennio successivo...GLI ANNI '30!
Alla fine degli anni ’20
l’Europa e il mondo sembravano avviati a superare le ferite del
primo conflitto mondiale. L’economia dell’occidente aveva ripreso
a svilupparsi con discreta regolarità. In questo quadro di
apparente stabilità e di diffusa prosperità si abbatté
una crisi economica tanto imprevista quanto catastrofica. Scoppiata
negli Stati Uniti nell’autunno del 1929 e prolungatasi per buona
parte degli anni ’30, la “grande crisi”, fece sentire i suoi
effetti anche sulla politica, sulla cultura, sulle strutture sociali
e sulle istituzioni.
Nei paesi europei si
verificò proprio durante la grande crisi uno sviluppo di quei
consumi di massa che si erano affermati in Usa negli anni ’20. Nel
corso degli anni ’30, la popolazione delle città non smise
mai di accrescersi a scapito di quella delle campagne. Anzi, il
processo di urbanizzazione si accelerò ulteriormente a causa
della grave crisi in cui versava il settore agricolo. Crescita delle
città significava sviluppo del settore edilizio. Lo sviluppo
edilizio ebbe a sua volta conseguenze notevoli non solo
sull’economia, ma anche sulla qualità della vita delle masse
urbane. Le case di nuova costruzione erano di solito fornite di acqua
corrente e di elettricità; inoltre, resero necessario uno
sviluppo dei trasporti pubblici e della stessa motorizzazione privata.
Alcune industrie produttrici di beni di consumo durevoli risultarono dunque avvantaggiate dal boom edilizio e, contribuirono a stimolarlo. La produzione di veicoli a motore, fece registrare consistenti progressi, anche se restò lontana dai livelli statunitensi. Nel vecchio continente l’automobile rimase, per tutti gli anni ’30, un bene riservato a pochi. Ma intanto cominciavano a comparire anche in Europa le prime vetture “popolari”. Un discorso analogo si può fare per la produzione degli elettrodomestici.
I più costosi, come frigoriferi e
scaldabagni, continuarono a essere considerati beni di lusso, ma il
loro uso si andò ugualmente estendendo. Più ampia,
ebbero altri apparecchi domestici, come il ferro da stiro, la cucina
a gas e la radio. Lo sviluppo della radiofonia fu rapidissimo, le
vendite di apparecchi radio registrarono un boom spettacolare. La
radio divenne presto un fondamentale mezzo di svago, anche come mezzo
di informazione la radio non temeva confronti. Gli anni di trionfo
della radio videro anche l’affermazione di un’altra forma di
comunicazione di massa tipica del nostro tempo: il cinema. Verso la
fine degli anni ’20 con l’invenzione del sonoro, il cinema
divenne uno spettacolo “completo”. Col boom del cinema nacque il
fenomeno del “divinismo” di massa, ossia quel particolare
rapporto di attrazione, che lega il grande pubblico agli attori più
popolari.
Nel campo della moda gli anni '30 fanno trionfare la famminilità: il punto vita torna protagonista. Se lo stile anni ’20 rispondeva con determinazione alle devastazioni portate dalla prima guerra mondiale, gli anni ’30 sono stati un periodo di ricostruzione dopo la grande depressione del ’29, che dall’America all’Europa riportò “di moda” uno stile più sobrio e per certi versi meno eccentrico rispetto a quello che precedeva.
Messi da parte abiti a
trapezio, piume e frange, lo stile anni ’30 privilegia nel campo
degli abiti novità altrettanto interessanti. La lunghezza
delle gonne aumenta superando il ginocchio, le forme si fanno meno
fascianti e aderenti, ma si affaccia nel settore fashion una novità
molto intrigante: quella degli abiti con schiena scoperta.
Le dive di quegli anni
negli scatti dell’epoca e le donne immortalate sui cartelloni
pubblicitari ci offrono molti esempi di quello stile, e a completare
questi look ecco spuntare sempre più spesso i colli di
pelliccia!
Li troviamo applicati sia agli abiti più
sofisticati che ai cappotti, cappotti che mettono in evidenza il
punto vita stringendosi sopra i fianchi attraverso l’applicazione
di cinture o con elastici e arricciature, elementi ripresi in tempi
più recenti da maison come Giorgio Armani. Madeleine Vionnet
propose un nuovo modo di tagliare la stoffa, ovvero nel senso della
cucitura.
La particolarità stava nel fatto che il taglio del
tessuto conferiva grande elasticità all'abito in un epoca in
cui non era ancora stata inventata la lycra (tessuto elastico). Seno,
vita e fianchi vennero rivalutati dato che la stoffa vi aderiva.
Per quanto riguarda il make up in quest'epoca la
fotografia a colori è un mezzo potentissimo perché
riesce a far appassionare ancora di più le donne al trucco e le invoglierà a riprodurre i look visti. I prodotti di cosmesi si fanno molto più reperibili e a Londra la Max Factor
apre il suo primo salone di bellezza.
Che ne pensate di questa moda? Credete che possa "ritornare" in certi aspetti?
Ci vediamo al prossimo decennio!
Arianna!
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