mercoledì 11 marzo 2015

Spesso il male di vivere...

Ciao Ragazzi! 
Oggi voglio parlarvi di un poeta, che in una sua poesia ha saputo esprimere i dolore che spesso caratterizza il genere umano: Eugenio Montale

La poesia "Spesso il male di vivere ho incontrato" è una delle più famose espressioni della tragica visione dell'essere umano di Montale: parla appunto del malessere strettamente legato al vivere.
La poesia fa parte della raccolta “Ossi di seppia”, ed è divisa in due parti.
La prima parte è incentrata sul malessere presente nelle situazioni quotidiane. Montale porta alcuni esempi: "il rivo", "la foglia", "il cavallo", presi in un momento di precarietà e dolore, come sottolineano gli aggettivi "strozzato", "riarsa", "stramazzato": il ruscello che non può più scorrere, la foglia che si accartoccia, il cavallo che è stroncato dalla fatica. Gli aspetti della realtà quotidiana rivelano un comune male di vivere: presente negli uomini, negli animali, nella natura e negli oggetti inanimati.
Nella seconda parte, Montale afferma che l'unico "bene" per l'uomo consiste nell'atteggiamento di "indifferenza" per il male e il dolore.
Ai tre esempi riportati nella prima parte del "male" si contrappongono, tre esempi di questa specie di "bene": "la statua", "la nuvola" e il "falco": la statua si caratterizza per la sua fredda, la nuvola e il falco perché si levano alti al di sopra della bruttezza del mondo.

SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato


Matteo

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